mercoledì 6 maggio 2009

PAROLE DI POLITICA da HOPE - n.15 - dicembre 2008

PUBBLICO QUESTO ARTICOLO SCRITTO DA ROMANO PRODI PERCHE' RITENGO AFFRONTI UNO DEI PRINCIPALI PROBLEMI DI QUESTI ANNI: LA COMUNICAZIONE

Mi è stato chiesto di riflettere sul rapporto tra la parola e la politica, e cioè di dire la mia su un tema immenso e quasi smisurato. Confesso che non ce la faccio proprio ad affrontarlo tutto intero, con tutte le sue infinite implicazioni. Mi limiterò quindi a ragionare su un solo aspetto del rapporto fra la parola e la politica e cioè sulla parola come strumento di conquista del consenso politico. Per essere ancora più preciso sulla parola nella campagna elettorale.
Sotto molti aspetti si può affermare che, almeno negli ultimi duemila anni, nulla è cambiato nell’uso della parola per convincere gli elettori. Ma poi, guardando bene dentro alle cose, possiamo invece affermare che tutto è cambiato.
Cerchiamo di divertirci un poco partendo da due documenti di duemila anni fa per poi passare direttamente a oggi.
Il primo documento è un vero e proprio manuale scritto da Quinto Tullio Cicerone per aiutare il più illustre fratello Marco Tullio durante la campagna elettorale per il consolato nel 63 avanti Cristo. Un documento raffinato ma anche estremamente semplice su cosa bisogna fare ma, soprattutto, su cosa bisogna dire per conquistare la fiducia degli elettori (Quinto Tullio Cicerone, Manualetto di campagna elettorale, Ed. Salerno, Roma, 2006).Di insegnamenti che oggi potremmo chiamare “politicamente corretti” ne leggiamo ben pochi. La parola è ritenuta un semplice strumento per convincere gli elettori e, perciò, ogni parola, ogni promessa è lecita, purché raggiunga il suo scopo.La conquista del voto dipende dalla promessa di benefici, dalla speranza e, anche, dalla simpatia che si riesce a suscitare in coloro che debbono depositare il loro voto nelle urne. La parola deve perciò essere esclusivamente dedicata a raggiungere questi tre obiettivi.Tutto il manuale elettorale è perciò dedicato a come promettere, a come creare speranze e simpatia, con qualsiasi strumento. E per raggiungere questo obiettivo tutto è lecito, a partire dalla simulazione, per cui il candidato non dovrà limitarsi a pronunciare solo le parole gradite ai suoi interlocutori, ma dovrà anche accompagnare alle parole le espressioni del volto e gli atteggiamenti che più saranno in grado di costruire consenso attorno alla propria persona.Il raffinato manuale non si limita tuttavia a questo e, come succede nelle migliori famiglie, si dedica accuratamente ad elencare gli strumenti di denigrazione da usare nei confronti degli avversari politici.Antonio e Catilina debbono essere perciò attaccati nel modo più violento possibile, calcando la mano sui loro debiti, le amicizie dubbie, lo sperpero del denaro, il lusso, la lussuria e tutti i vizi di cui si può macchiare un essere umano. Si adombrano anche ipotesi (non ben confermate) di delitti e di nefandezze che, certamente, possono colpire l’immagine degli elettori.Un manuale completo, metodico e raffinato per un politico raffinato che, chiamandosi Cicerone sa, più di ogni altro, fare buon uso della parola.Il secondo documento a cui voglio riferirmi, ci porta di fronte ad una realtà radicalmente più popolare, riguardo alla quale vengono usate parole semplici, dirette al popolo minuto, per una gara elettorale di livello locale. Mi riferisco alle divertentissime e semplici scritture murali di propaganda elettorale che ancora oggi si possono leggere sui muri di Pompei. Parole che il Vesuvio ha portato direttamente a noi.“I fruttivendoli chiedono di votare per Marco Cerinio”. E tante altri scritti in favore del candidato degli osti, dei professori, dei mulattieri o degli abitanti dei diversi quartieri. Nessuna raffinata motivazione: al massimo il candidato viene definito virtuoso, meritevole e capace di interpretare gli interessi della collettività.Parole semplici, che vengono ripetute migliaia di volte sui muri di tutta Pompei: basta pensare che più di mille di questi “murales” ante-litteram sono arrivati fino a noi.
In fondo analizzando questi due diversi esempi di espressione politica, si potrebbe concludere che, riguardo all’uso della parola, non vi è nulla di nuovo rispetto alle campagne elettorali di oggi: allora come oggi si usavano parole semplici per le persone semplici e parole raffinate per convincere gli elettori di livello più elevato.Le similitudini sono evidentemente molte perché anche oggi la parola nelle campagne elettorali è usata per creare promesse, speranze, simpatie e, soprattutto, per denigrare gli avversari. E, oggi come allora, non vengono dedicate molte energie perché queste parole siano fra di loro coerenti e, complessivamente veritiere.
Le similitudini, però, si fermano qui perché la parola, nelle campagne elettorali moderne, viene accompagnata da strumenti che la rendono infinitamente più potente ed efficace rispetto a quanto avveniva in passato.Il primo strumento è la moltiplicazione in modo diretto ed indiretto della sua intensità attraverso i moderni canali di comunicazione.Ed in questi canali il modo indiretto prevale ormai sulla parola stessa.Un moderno manuale di campagna elettorale non solo non potrebbe mai contenere le scritte ingenue e dirette dei muri di Pompei ma non potrebbe nemmeno accontentarsi dei complessi insegnamenti del fratello minore di Cicerone.L’attacco diretto all’avversario si rivolgerebbe facilmente contro a chi lo pronuncia. Occorre qualcosa di più complesso: uno screditamento generale dell’avversario e di tutto quello che gli sta attorno. Una demolizione progressiva della sua personalità, un feroce uso del ridicolo: il tutto possibilmente in modo obliquo, nel quale il linguaggio del candidato è sempre accompagnato dagli echi presunti o reali degli effetti delle sue parole sugli elettori.Non basta la parola ma occorre dimostrare che essa ha prodotto effetti devastanti sugli avversari.Alla parola si accompagnano perciò le indagini demoscopiche e gli “opinion polls”. Essi non servono solo a mettere in luce la forza del “nostro candidato”, ma ci abituano a modificare e ad adattare le parole che verranno pronunciate successivamente agli effetti delle parole precedenti, che appunto emergono dalle indagini e dagli “opinion polls”.La parola diventa quindi non solo strumentale ma sempre più provvisoria, in attesa di essere modificata a seconda delle reazioni che la parola precedente ha provocato. Viviamo cioè nel continuo inseguimento fra la parola ed il suo eco. E l’eco diventa più importante della parola stessa.Questo gioco fra la parola e il suo eco diventa così rapido che il cittadino, cioè l’elettore finisce con l’essere così stordito, da non capire più il significato delle parole stesse.Lo stordimento è tale che si perde una condizione indispensabile perché la parola sia efficace, e cioè la memoria. E senza la memoria diventa impossibile giudicare l’aspetto più importante della parola, e cioè la sua coerenza.Il martellamento diretto ed indiretto dei media raggiunge infatti dimensioni e ritmi tali per cui diventa sempre più difficile costruire i legami e i collegamenti che permettono alla parola di conservare il suo contenuto espressivo.Se è quindi vero che l’uso della parola nella campagna elettorale non sembra offrire novità radicali rispetto a duemila anni fa, esso è oggi totalmente diverso per effetto della presenza sempre più pervasiva del sistema dei media.L’eccesso di parole e il modo con cui questo eccesso viene gestito rende incomprensibile la realtà sottostante e rende sempre più difficile distinguere questa realtà dalla mistificazione.Il processo è andato così avanti per cui molti si chiedono se questo non mette addirittura a rischio la vita della democrazia stessa.Io credo che questo processo di deterioramento stia procedendo in modo quasi inarrestabile e che sia perciò necessario ed urgente adottare importanti misure correttive.La democrazia, per funzionare, richiede infatti una presenza equilibrata della parola e dell’ascolto.Questo obiettivo non è però raggiungibile senza un uso misurato ed equilibrato dei media che trasportano ed amplificano la parola fino a falsarne completamente l’ascolto.Senza equilibrio e senza misura la parola non può arrivare né al cuore né al cervello. E se non vi arriva non dobbiamo stupirci se la democrazia si inaridisce e i cittadini diventano sempre più scettici e rabbiosi.
Romano Prodi

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Sono candidata al consiglio comunale di Bologna con il Partito Democratico per Delbono sindaco

LE RAGIONI DEL MIO IMPEGNO
Mi sono iscritta al PD a Roma, dove lavoro spesso. Bologna e l’Emilia mi fanno da scuola. Non c’è buon governo senza buona sanità. Bologna lo ha insegnato con assessori come Eustachio Loperfido. Per questo la lotta qui è più importante. Ho chiesto di candidarmi per lottare insieme a chi sa unire, armonizzare stato sociale, conti economici, sviluppo. Lottare comunque, insieme. Ognuno portando il proprio cuore e il proprio cervello per difendere e migliorare una cultura, un ambiente, rapporti fra persone, sicurezze, tollerenze, bellezze da condividere. Voglio una Bologna, un’Italia che siano governate da donne e uomini. Non da Re Guaritori grandi e piccoli.

LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE
Mancano i soldi, il governo Berlusconi taglia i finanziamenti ai Comuni. La crisi, l’attacco della destra devono farci tirar fuori tutta la nostra fantasia e la bellezza del lottare. Con concretezza, convinzione, umiltà. Questo credo sia il compito di un consigliere comunale: facendo funzionare al massimo la testa senza montarsi la testa.
Ancora più nella situazione attuale, dobbiamo far bella Bologna nella sua quotidianità. Nei quartieri e nel centro, nel traffico, nei portici, nei muri, nelle vetrine. Nei servizi sociali e sanitari, nella casa. Agire con i soldi che abbiamo, cambiare abitudini sbagliate, studiare insieme soluzioni. Inventarsi una partecipazione per il nuovo Millennio. Creare la Bologna dei cittadini. E’ la nostra proposta a un’Italia che vogliamo cambiare.

VIVA I QUARTIERI
Bisogna far cultura tutti i giorni, in tutti gli ambiti. Il degrado nasce dal distacco fra una città e i suoi abitanti. Quelli nati qui, quelli che vi arrivano per studiare e lavorare o solo per sfangare la vita. Gli immigrati. Folla composita. Non un tutto unico da incontrare in modo razziale, razzista.
Avete presente la gentilezza, la disponibilità, l’arguzia che si porta dietro un sacco di gente di Bologna? Si possono promuovere gruppi che passano in rassegna il proprio quartiere, segnano quello che non va: bidoni della spazzatura, scritte, sporcizia e via di seguito. E segnalano cosa si può fare. Riunirsi per decidere il da fare. Il Consiglio di quartiere diviene strumento di partecipazione quotidiana. Nessun miracolo, nessun paradiso, miglioramenti giorno per giorno. Bisogna inventarsi un modo di stare insieme. Bar disposti ad organizzare tornei, mini feste di strada, parrocchie da collegare, negozi da salvare, tanto si può escogitare, fare.

PITTORE TI VOGLIO PARLARE
La zona universitaria e il centro in genere sono l’immagine di Bologna. La sua difesa sia affidata al controllo notturno di pattuglie di vigili urbani che segnalino e impediscano devastazioni, scritte, porcherie varie. Non fermandosi al centro ma estendendosi a tutta Bologna. In contatto con Ps e Cc.
Bisogna coinvolgere i giovani, gli studenti. Cercare di portare i writer, i graffitari della bomboletta a ragionare su cosa farebbero se potessero pensare un pezzo di strada. Cosa programmerebbero, invece di scarabocchiare una scritta e scappare. Tramutare i nuovi barbari in nuovi cittadini. Senza rinnegare la loro cultura. I vandali veri possono essere isolati solo dagli altri giovani, in un confronto continuo, programmato, fin istituzionale.

NEGOZI, PORTICI, TRAFFICO
La bellezza non va però tutelata a senso unico. Bologna non può permettersi vetrine brutte. Il problema è della Sovrintendenza, ma le associazioni dei commercianti non possono non ragionare sul , sul rapporto fra negozi, mercanzia, serrande, insegne, interni per fare di Bologna una città con un richiamo ad hoc. Le strade di Bologna sono questo. Monumenti.
I portici sono questo: monumenti. La manutenzione non riguarda il pezzetto privato, ma deve coinvolgere tutto il percorso. Bisogna inventarsi strutture anche istituzuonali ad hoc.
Il traffico e la sua regolamentazione devono essere inseriti in questa visione di città bella, da godere. La mobilità è decisiva, ma lo è anche liberare il più possibile strade che sono il racconto di Bologna. Bologna non ha grandi monumenti, ma è un monumento come città. su questo bisogna ragionare. in tutte le città del mondo i centri che hanno risolto il problema del traffico (con garage, parcheggi, anche divieti) si sono arricchiti e hanno arricchito chi ci lavora. Punto spinoso da sempre, ma da affrontare a Bologna una volta per sempre.

DALLA VIA EMILIA AL WEST
La città è storia e mito: tanto più una città come Bologna. Bologna può diventare la CAPITALE SIMBOLICA di una storia cittadina che si fa storia nazionale. Formazione della città, dello Stato. Commerci. Integrazione. Giovani e vecchi. Cittadinanza. Cittadini e forestieri. Ospitalità. Guerra. Pace, Fede. Epoche. Valori. E' una storia in divenire.
Attorno si può creare un meccanismo vivo. Incontri, conferenze, spettacoli. Coinvolgimenti delle realtà locali. Università in testa, artisti, musicisti. Anche così si può tentare di recuperare, contattare i . I giovani. Insieme a loro, ricostruisci la storia.
Usare i contenitori esistenti, trovarne altri, come per il Museo della Memoria. Per ogni contenitore, una parola-chiave attorno a cui costruire il senso dell'intervento. Una specie di vocabolario cittadino. Un percorso fondato sulle PAROLE che costruiscono una città. Un esempio: via Fondazza. Ovvio il riferimento a Giorgio Morandi. Ma si potrebbe innalzare in quel luogo il discorso sulle ombre. Ombre di Morandi, ombre dei portici, convivenza, socialità dei portici, passeggio, pioggia combattuta. Se uno vuole pure OMBRE di Bologna: i suoi misteri, le sue lotte.

SCUOLE E MUSEI PER DIVERTIRSI
Il Comune di Bologna deve aprire uno “Sportello della Cultura” per tutti quelli che nella nostra città si occupano di cultura per ascoltare le loro richieste, iniziative. Per coordinarle in modo che la comunicazione sia univoca, faccia sistema.
Quasi ogni facoltà universitaria ha un suo museo, una sua biblioteca. Sono luoghi da vivere per la città. Creando uno scambio cittadini-ateneo con cui si combatte anche il degrado. Nella zona universitaria c’è anche il Teatro Comunale. Inventrasi eventi aperti al pubblico gratis in occasioni di grandi opere liriche o grandi concerti usando i musicisti, i cantanti. Abbinando il tradizionale al moderno.
Il Comune non ha finanziamenti sufficienti per l’estate. Teniamo aperti i musei alla sera. E’ anche il modo per creare un filo rosso, mostrare davvero che i musei sono Bologna.Quasi tutti i musei hanno un giardino interno. Animiamolo con musica, bar ed arrichiamolo con esposizioni estemporanee di artisti bolognesi. Oppure organizziamo in una piazza o in un cortile una sorta di gara tra scuole di ballo (a Bologna ne abbiamo tantissime), magari con i ballerini che trascinano gli spettatori.
L’abbiamo già fatto, rifacciamolo.
Oltre ai presidi delle facoltà universitarie occorre avvicinare i presidi delle scuole medie inferiori e superiori. Già esiste una sorta di esibizione teatrale tra le varie scuole superiori di Bologna. Occorre incrementare queste iniziative. Perché non rimangano di nicchia (solo parenti ed amici degli attori in miniatura) BISOGNA COINVOLGERE QUALCHE ATTORE PROFESSIONISTA, bolognese o di passaggio, allargare il discorso sul teatro, la vita di un attore, i grandi che hanno fatto il teatro….
Altro punto focale da valorizzare è l’Accademia di Belle arti, anch’essa nella “famigerata” zona universitaria. In quella sede già si tengono corsi sulla comunicazione dell’arte ed altro ancora. Già fanno qualcosa, ma per il momento è tutto a spot. Il cittadino passa per caso ad esempio in via Guerrazzi e trova sotto il portico un laboratorio di avvicinamento all’arte dedicato ai bambini della scuola materna ed elementare. Questi eventi non devono più essere casuale.

LA RETE DELLO SPORT
Chiamiamola RETE DELLO SPORT. Il termine figlio dei computer è abusato ma dà un’idea precisa quando si parla di amministrazione e della necessità di collegare le diversità, mantendole e insieme coinvolgendole in un programma unico. La Rete dello Sport può essere una grande opportunità per Bologna. Come realtà amministrativa ed esempio nazionale. La mia proposta è Vincolare la costruzione di qualsiasi impianto sportivo (e di ogni progetto ad esso annesso) all’impegno legale da parte degli operatori di procedere alla manutenzione di una serie di strutture sportive esistenti(centri civici, campi da calcio e basket, di sport vari, piscine, palestre). Vincolo con numero fissato di anni, da ridiscutere alla scadenza. Indispensabileun accordo con il Provveditorato agli studi ed il coinvolgimento dei Comuni nella zona metropolitana di Bologna. L’obiettivo è: Non costruire se non si recupera l’esistente. E’ una vera strategia politica, economica, culturale, di educazione civica ed azione programmatica

PROGETTO PROSPERITA’
Prospettive strategiche e linee di proposta per il settore delle scienze della vita e delle applicazioni sanitarie
Le scienze della vita costituiscono la più importante e completa piattaforma di convergenza fra scienza fondamentale, aggregazione tecnologica, organizzazione dei sistemi di cura e personalizzazione dell’assistenza. Per questo è importante governare il complesso della catena del valore dalla ricerca fondamentale alle organizzazioni diagnostico-terapeutico-riabilitative territoriali. Lo sviluppo clinico è il perno tra ricerca, applicazione e diffusione di conoscenza. Tra apprendimento e momento organizzativo anche terapeutico. Soprattutto in relazione alle possibilità aperte dalle biotecnologie e anche all’integrazione, nel settore biomedicale, con le esigenze tecnologiche che si profilano all’orizzonte. L’obiettivo è lavorare sulla sanità territoriale affinchè entri nel grande circuito della ricerca clinica, snellendo le procedure, coinvolgendo i medici di medicina generale, gli infermieri dell’assistenza domiciliare, i poliambulatori. Si otterrano, aggiornamenti professionali, cure più avanzate, entrate economiche, utili alla sanità in questo momento di grandi tagli agli enti locali.

QUESTA E’ LA CITTA’ DOVE VOGLIAMO VIVERE

"Io sospiro per Bologna... dove i forestieri non trovano riposo per le gran carezze che ricevono... in Bologna, nel materiale e nel morale, tutto è bello... gli uomini sono vespe senza pungolo; e, credilo a me, la bontà di cuore vi si trova effettivamente, anzi vi è comunissima, e che la razza umana vi è differente da quella di cui tu ed io avevamo idea". (Giacomo Leopardi)


IL 21 e 22 GIUGNO VAI A VOTARE AL BALLOTTAGGIO

IL 21 e 22 GIUGNO VAI A VOTARE AL BALLOTTAGGIO
ORA FACCIAMO VINCERE DELBONO


ELEZIONI PER IL CONSIGLIO COMUNALE DI BOLOGNA

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VOTA BECCARI - PER LA CITTA' DOVE VOGLIAMO VIVERE

Elezioni al Parlamento europeo del giugno 2009