domenica 17 maggio 2009

QUALCHE IDEA PER LO SPORT A BOLOGNA










Chiamiamola RETE DELLO SPORT. Il termine figlio dei computer è abusato
ma dà un’idea precisa quando si parla di amministrazione e della necessità di collegare le diversità, mantendole e insieme coinvolgendole in un programma unico. La Rete dello Sport può essere una grande opportunità per Bologna. Come realtà amministrativa ed esempio nazionale.


SITUAZIONE ATTUALE

1. Tutti gli operatori sportivi con ambizioni nazionali chiedono di costruire nuovi impianti nel territorio dove operano le loro squadre.
2. Questa richiesta è sempre collegata a grandi progetti di urbanistica residenziale.
3. Nei progetti, la valorizzazione di un territorio è complessiva: strutture, più edilizia privata e commerciale, più servizi, più infrastrutture, più trasporti, più traffico, più commerci eccetera. Ma riguarda solo una parte della città. Almeno direttamente: poi si può parlare di ricadute più generali, di immagine di Bologna e via di seguito. Ma è tutto indiretto e per certi versi ipotetico. Comunque tutto viene dopo l’opera principale. Non l’accompagna.
4. Questo meccanismo è destinato a creare disequilibri nel territorio cittadino, malumori, sentimenti di ingiustizia negli esclusi, polemiche, tiramolla a non finire, contrattazioni, rischi.
5. Non c’è nessun vero coinvolgimento della città nel suo complesso, nei suoi cittadini. Si guarda ai tifosi e alle strutture che di loro vivono. Ma la città nella sua totalità?
6. Non esiste nessun collegamento fra il nuovo che si crea e i tanti impianti vecchi spesso lasciati a loro stessi, ristrutturati a forza di buona volontà individuale o al massimo per qualche accordo individuale.

LA MIA PROPOSTA

VINCOLARE LA COSTRUZIONE DI QUALSIASI IMPIANTO SPORTIVO (e di ogni progetto ad esso annesso) all’impegno legale da parte degli operatori di procedere ALLA MANUTENZIONE DI UNA SERIE DI STRUTTURE SPORTIVE ESISTENTI. Vincolo con numero fissato di anni, da ridiscutere alla scadenza.
Parlo di centri civici, campi da calcio e basket, di sport vari, piscine, palestre. Strutture comunali, ma anche altre strutture pubbliche o private che abbiano la destinazione per uso pubblico. Nel caso delle strutture sportive scolastiche non comunali è necessario un accordo con il Provveditorato agli Studi. In caso di strutture scolastiche private si analizzerà caso per caso attraverso una Commissione mista (pubblica e privata, con tutti gli interessati) e si studieranno accordi e possibilità.
Lo stesso meccanismo deve riguardare qualsiasi ristrutturazione o amplimento o modifica delle strutture per gli sport di massa attualmente funzionanti: Stadio di calcio, palazzi per la pallacanestro, eccetera.
Ovviamente a fatturati e guadagni diversi corrisponderanno impegni economici diversi.
Indispensabile il COINVOLGIMENTO DEI COMUNI NELLA ZONA METROPOLITANA di Bologna.
Sono contrarissimo a qualsiasi ipotesi del tipo prima si fanno gli impianti importanti, poi si discute su tutto quello che gira attorno e sulle altre strutture bisognose di recupero e manutenzione .
Non esiste la strategia dei due tempi: si costruisce e si procede con manutenzione-restauro contemporaneamente.
Persino in termini di budget, finanziamenti, programmazione.
Anche perché i nuovi impianti non sono un obbligo né una necessità, ma UNA OPPORTUNITÀ. E devono esserlo PER TUTTA BOLOGNA. Per chi si interessa degli sport coinvolti e per chi no. Per chi abita nelle zone coinvolte e per chi sta lontano.

OBIETTIVI

Non costruire se non si recupera l’esistente. E’ una vera strategia politica, economica, culturale, di educazione civica ed azione programmatica.
1. Costringe a monitorare lo stato delle strutture sportive esistenti e a decidere cosa fare, fra degrado, restauro, abbattimento, nuova destinazione. E’ il punto più terra terra, ma costringe una città abbastanza immobile a vedere cosa ha, decidere in fretta cosa fare.
2. Porta allo scoperto una storia di Bologna, fatta di muri e di nomi, con la possibilità di fare una vera storia dello sport, dei suoi campi e dei campioni: chi ricorda Cavicchi o Canè? Cosa hanno significato per la Bologna del boom o degli anni della paciosità finita tragicamente?
3. Si dovrebbe creare un rapporto pubblico-privato non su UN AFFARE ma SULLA GESTIONE DELLA CITTÀ, almeno di uno dei settori più importanti. Brutalmente, diventano anche PIÙ DIFFICILI GLI ACCORDI SOTTO BANCO, il do ut des fra singoli.
Il privato diventa davvero IL SIGNORE DEL CALCIO, DEL BASKET,ecc... ma non per la squadra (non solo per lei) ma per quello che fa per la città. Ci si occupa di uno sport, non di una squadra.
Tutta la città è coinvolta nel progetto, dove si costruisce e dove si restaura, si mantiene, ci guadagnano da una parte ma anche dall’altra i ragazzi che usano i campi, i genitori, le scuole, i quartieri
4. Una politica nuova non è fatta di comparsate allo Stadio (meglio un sindaco in tribuna o in biblioteca, al palazzo o alla mostra? e si possono fare tutte due le cose? non esistono gerarchie? quante domande senza risposta si possono fare…). E’ costruita sulla capacità di gestire lo sport, di dettare per quanto possibile le sue regole in città. Di capire di cosa si sta parlando.
Per i politici il tifo deve essere buona amministrazione, dello sport e non solo: così tutti stanno meglio, allo stadio e non solo. Il resto è demagogia. Andare allo Stadio, è questo. Così ha un senso sbracciarsi, dar di matto senza vergogna. Si può farlo se si lavora, non gratis. Per immagine.
5. Questo potrebbe avere peso anche nella costruzione (senza illusioni) di una coscienza civica sia verso chi va allo Stadio sia verso chi non ci va. Di dividere Bologna fra sportivi (o tifosi, fan, fedeli, ultrà) e indifferenti, contrari, laici, atei.
Si può provare a non far sentire lo sport alienazione, separazione, gioco consegnato agli altri (siano i professionisti o i tifosi). Si può provare a non pretendere da loro (i professionisti, i tifosi) risultati non umani, ma lavorare insieme per tramutare tutto in un operazione cittadina. Pretendendo poi gli stessi risultati, ma più come città e meno come ultrà isolati. Tutti ultrà, uguali pochi fanatici. In questo caso si può identificare una squadra con una città. Questo significa sport come politica, buona politica.
Senza le ipocrisie di sport poveri contro sport ricchi, sport di massa e di elite. Costruiamo lo sport di Bologna, la cultura sportiva di Bologna. Fatta di mattoni e di partecipazione.
Un ruolo importante potrebbe avere una presenza costante di sportivi e non sportivi nelle scuole: non a far lezioni, sermoni, ma a raccontare, a farsi vedere. A tramutare lo star system in un meccanismo di famiglia, più ricco, identico nella struttura, molto più forte nei risultati esterni e collettivi. Si fa più fatica insultare uno che poi ti ritrovi in cattedra, sul banco, al circolo, al bar.
Lo sport a Bologna è ancora abbastanza umile – anche nel senso negativo del termine – da poter capire che ha bisogno di questi bagni di popolo e umità.
6. Costruire e ristrutturare, curare l’esistente significa anche far sentire lo sport più vicino, quotidiano. La domenica è il GRANDE EVENTO, ma che per tutta la settimana ti permette di giocare decentemente le tue gare in ambienti decenti. L’amore, la partecipazione, il divertimento, l’attaccamento, l’appartenenza sono tutti doppi. Settimana da giocatore (in prima persona, per figli, nipoti ecc.), domenica da spettatore.
Per il piccolo evento della vita di tutti, per il grande evento a cui assistere
7. Così lo sport è davvero di massa anche quello di elite (dove sono ormai gli sport di elite? il polo, la formula uno, la vela….)
8. Il tifo. Periodicamente si parla di accorpare in un’unica squadra le due società di basket, in altre città lo si fa per il calcio.
Sbagliato, impossibile, a mio parere. Gli sportivi hanno diritto ad avere le proprie bandiere, le città hanno diritto ad avere le squadre che credono (e non solo le città più potenti). Giusto, utile è però trovare luoghi ed occasioni in cui le diverse squadre, ma anche di diversi sport si trovino impegnati nello stessa attività.
IN CUI CONVERGANO ANZICCHE’ AL SOLITO DIVERGERE. Mantenere e curare gli impianti esistenti, mandare atleti a parlare con i ragazzi è un momento di unione. Gli affari, le ambizioni dentro e fuori il campo dividono e divideranno? Ma intanto cominciano a costruire delle camere di compensazione cittadine dove tutti quelli che lavorano, sperano, vivono, pensano nello stesso settore possano ragionare su azioni comuni.

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Sono candidata al consiglio comunale di Bologna con il Partito Democratico per Delbono sindaco

LE RAGIONI DEL MIO IMPEGNO
Mi sono iscritta al PD a Roma, dove lavoro spesso. Bologna e l’Emilia mi fanno da scuola. Non c’è buon governo senza buona sanità. Bologna lo ha insegnato con assessori come Eustachio Loperfido. Per questo la lotta qui è più importante. Ho chiesto di candidarmi per lottare insieme a chi sa unire, armonizzare stato sociale, conti economici, sviluppo. Lottare comunque, insieme. Ognuno portando il proprio cuore e il proprio cervello per difendere e migliorare una cultura, un ambiente, rapporti fra persone, sicurezze, tollerenze, bellezze da condividere. Voglio una Bologna, un’Italia che siano governate da donne e uomini. Non da Re Guaritori grandi e piccoli.

LIBERTA’ E’ PARTECIPAZIONE
Mancano i soldi, il governo Berlusconi taglia i finanziamenti ai Comuni. La crisi, l’attacco della destra devono farci tirar fuori tutta la nostra fantasia e la bellezza del lottare. Con concretezza, convinzione, umiltà. Questo credo sia il compito di un consigliere comunale: facendo funzionare al massimo la testa senza montarsi la testa.
Ancora più nella situazione attuale, dobbiamo far bella Bologna nella sua quotidianità. Nei quartieri e nel centro, nel traffico, nei portici, nei muri, nelle vetrine. Nei servizi sociali e sanitari, nella casa. Agire con i soldi che abbiamo, cambiare abitudini sbagliate, studiare insieme soluzioni. Inventarsi una partecipazione per il nuovo Millennio. Creare la Bologna dei cittadini. E’ la nostra proposta a un’Italia che vogliamo cambiare.

VIVA I QUARTIERI
Bisogna far cultura tutti i giorni, in tutti gli ambiti. Il degrado nasce dal distacco fra una città e i suoi abitanti. Quelli nati qui, quelli che vi arrivano per studiare e lavorare o solo per sfangare la vita. Gli immigrati. Folla composita. Non un tutto unico da incontrare in modo razziale, razzista.
Avete presente la gentilezza, la disponibilità, l’arguzia che si porta dietro un sacco di gente di Bologna? Si possono promuovere gruppi che passano in rassegna il proprio quartiere, segnano quello che non va: bidoni della spazzatura, scritte, sporcizia e via di seguito. E segnalano cosa si può fare. Riunirsi per decidere il da fare. Il Consiglio di quartiere diviene strumento di partecipazione quotidiana. Nessun miracolo, nessun paradiso, miglioramenti giorno per giorno. Bisogna inventarsi un modo di stare insieme. Bar disposti ad organizzare tornei, mini feste di strada, parrocchie da collegare, negozi da salvare, tanto si può escogitare, fare.

PITTORE TI VOGLIO PARLARE
La zona universitaria e il centro in genere sono l’immagine di Bologna. La sua difesa sia affidata al controllo notturno di pattuglie di vigili urbani che segnalino e impediscano devastazioni, scritte, porcherie varie. Non fermandosi al centro ma estendendosi a tutta Bologna. In contatto con Ps e Cc.
Bisogna coinvolgere i giovani, gli studenti. Cercare di portare i writer, i graffitari della bomboletta a ragionare su cosa farebbero se potessero pensare un pezzo di strada. Cosa programmerebbero, invece di scarabocchiare una scritta e scappare. Tramutare i nuovi barbari in nuovi cittadini. Senza rinnegare la loro cultura. I vandali veri possono essere isolati solo dagli altri giovani, in un confronto continuo, programmato, fin istituzionale.

NEGOZI, PORTICI, TRAFFICO
La bellezza non va però tutelata a senso unico. Bologna non può permettersi vetrine brutte. Il problema è della Sovrintendenza, ma le associazioni dei commercianti non possono non ragionare sul , sul rapporto fra negozi, mercanzia, serrande, insegne, interni per fare di Bologna una città con un richiamo ad hoc. Le strade di Bologna sono questo. Monumenti.
I portici sono questo: monumenti. La manutenzione non riguarda il pezzetto privato, ma deve coinvolgere tutto il percorso. Bisogna inventarsi strutture anche istituzuonali ad hoc.
Il traffico e la sua regolamentazione devono essere inseriti in questa visione di città bella, da godere. La mobilità è decisiva, ma lo è anche liberare il più possibile strade che sono il racconto di Bologna. Bologna non ha grandi monumenti, ma è un monumento come città. su questo bisogna ragionare. in tutte le città del mondo i centri che hanno risolto il problema del traffico (con garage, parcheggi, anche divieti) si sono arricchiti e hanno arricchito chi ci lavora. Punto spinoso da sempre, ma da affrontare a Bologna una volta per sempre.

DALLA VIA EMILIA AL WEST
La città è storia e mito: tanto più una città come Bologna. Bologna può diventare la CAPITALE SIMBOLICA di una storia cittadina che si fa storia nazionale. Formazione della città, dello Stato. Commerci. Integrazione. Giovani e vecchi. Cittadinanza. Cittadini e forestieri. Ospitalità. Guerra. Pace, Fede. Epoche. Valori. E' una storia in divenire.
Attorno si può creare un meccanismo vivo. Incontri, conferenze, spettacoli. Coinvolgimenti delle realtà locali. Università in testa, artisti, musicisti. Anche così si può tentare di recuperare, contattare i . I giovani. Insieme a loro, ricostruisci la storia.
Usare i contenitori esistenti, trovarne altri, come per il Museo della Memoria. Per ogni contenitore, una parola-chiave attorno a cui costruire il senso dell'intervento. Una specie di vocabolario cittadino. Un percorso fondato sulle PAROLE che costruiscono una città. Un esempio: via Fondazza. Ovvio il riferimento a Giorgio Morandi. Ma si potrebbe innalzare in quel luogo il discorso sulle ombre. Ombre di Morandi, ombre dei portici, convivenza, socialità dei portici, passeggio, pioggia combattuta. Se uno vuole pure OMBRE di Bologna: i suoi misteri, le sue lotte.

SCUOLE E MUSEI PER DIVERTIRSI
Il Comune di Bologna deve aprire uno “Sportello della Cultura” per tutti quelli che nella nostra città si occupano di cultura per ascoltare le loro richieste, iniziative. Per coordinarle in modo che la comunicazione sia univoca, faccia sistema.
Quasi ogni facoltà universitaria ha un suo museo, una sua biblioteca. Sono luoghi da vivere per la città. Creando uno scambio cittadini-ateneo con cui si combatte anche il degrado. Nella zona universitaria c’è anche il Teatro Comunale. Inventrasi eventi aperti al pubblico gratis in occasioni di grandi opere liriche o grandi concerti usando i musicisti, i cantanti. Abbinando il tradizionale al moderno.
Il Comune non ha finanziamenti sufficienti per l’estate. Teniamo aperti i musei alla sera. E’ anche il modo per creare un filo rosso, mostrare davvero che i musei sono Bologna.Quasi tutti i musei hanno un giardino interno. Animiamolo con musica, bar ed arrichiamolo con esposizioni estemporanee di artisti bolognesi. Oppure organizziamo in una piazza o in un cortile una sorta di gara tra scuole di ballo (a Bologna ne abbiamo tantissime), magari con i ballerini che trascinano gli spettatori.
L’abbiamo già fatto, rifacciamolo.
Oltre ai presidi delle facoltà universitarie occorre avvicinare i presidi delle scuole medie inferiori e superiori. Già esiste una sorta di esibizione teatrale tra le varie scuole superiori di Bologna. Occorre incrementare queste iniziative. Perché non rimangano di nicchia (solo parenti ed amici degli attori in miniatura) BISOGNA COINVOLGERE QUALCHE ATTORE PROFESSIONISTA, bolognese o di passaggio, allargare il discorso sul teatro, la vita di un attore, i grandi che hanno fatto il teatro….
Altro punto focale da valorizzare è l’Accademia di Belle arti, anch’essa nella “famigerata” zona universitaria. In quella sede già si tengono corsi sulla comunicazione dell’arte ed altro ancora. Già fanno qualcosa, ma per il momento è tutto a spot. Il cittadino passa per caso ad esempio in via Guerrazzi e trova sotto il portico un laboratorio di avvicinamento all’arte dedicato ai bambini della scuola materna ed elementare. Questi eventi non devono più essere casuale.

LA RETE DELLO SPORT
Chiamiamola RETE DELLO SPORT. Il termine figlio dei computer è abusato ma dà un’idea precisa quando si parla di amministrazione e della necessità di collegare le diversità, mantendole e insieme coinvolgendole in un programma unico. La Rete dello Sport può essere una grande opportunità per Bologna. Come realtà amministrativa ed esempio nazionale. La mia proposta è Vincolare la costruzione di qualsiasi impianto sportivo (e di ogni progetto ad esso annesso) all’impegno legale da parte degli operatori di procedere alla manutenzione di una serie di strutture sportive esistenti(centri civici, campi da calcio e basket, di sport vari, piscine, palestre). Vincolo con numero fissato di anni, da ridiscutere alla scadenza. Indispensabileun accordo con il Provveditorato agli studi ed il coinvolgimento dei Comuni nella zona metropolitana di Bologna. L’obiettivo è: Non costruire se non si recupera l’esistente. E’ una vera strategia politica, economica, culturale, di educazione civica ed azione programmatica

PROGETTO PROSPERITA’
Prospettive strategiche e linee di proposta per il settore delle scienze della vita e delle applicazioni sanitarie
Le scienze della vita costituiscono la più importante e completa piattaforma di convergenza fra scienza fondamentale, aggregazione tecnologica, organizzazione dei sistemi di cura e personalizzazione dell’assistenza. Per questo è importante governare il complesso della catena del valore dalla ricerca fondamentale alle organizzazioni diagnostico-terapeutico-riabilitative territoriali. Lo sviluppo clinico è il perno tra ricerca, applicazione e diffusione di conoscenza. Tra apprendimento e momento organizzativo anche terapeutico. Soprattutto in relazione alle possibilità aperte dalle biotecnologie e anche all’integrazione, nel settore biomedicale, con le esigenze tecnologiche che si profilano all’orizzonte. L’obiettivo è lavorare sulla sanità territoriale affinchè entri nel grande circuito della ricerca clinica, snellendo le procedure, coinvolgendo i medici di medicina generale, gli infermieri dell’assistenza domiciliare, i poliambulatori. Si otterrano, aggiornamenti professionali, cure più avanzate, entrate economiche, utili alla sanità in questo momento di grandi tagli agli enti locali.

QUESTA E’ LA CITTA’ DOVE VOGLIAMO VIVERE

"Io sospiro per Bologna... dove i forestieri non trovano riposo per le gran carezze che ricevono... in Bologna, nel materiale e nel morale, tutto è bello... gli uomini sono vespe senza pungolo; e, credilo a me, la bontà di cuore vi si trova effettivamente, anzi vi è comunissima, e che la razza umana vi è differente da quella di cui tu ed io avevamo idea". (Giacomo Leopardi)


IL 21 e 22 GIUGNO VAI A VOTARE AL BALLOTTAGGIO

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ORA FACCIAMO VINCERE DELBONO


ELEZIONI PER IL CONSIGLIO COMUNALE DI BOLOGNA

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Elezioni al Parlamento europeo del giugno 2009