L’articolo che segue pubblicato dalla signora Franzoni, mi fa riflettere su quante opportunità di incontro, di socializzazione, di cultura, offra in realtà la nostra città. Purtroppo, a mio giudizio, queste iniziative non sono abbastanza note ai cittadini che, a volte ne vengono a conoscenza per caso. Mancano cioè di coordinamento e di visibilità. Penso che gli assessorati alla cultura ed al welfare dovrebbero aprire un punto di ascolto per fare una vera e propria mappatura delle iniziative socio-culturali che la città offre nel corso dell’anno. In questo modo l’amministrazione comunale può sia coordinarle, evitando, ad esempio, inutili sovrapposizioni, oppure abbinando iniziative che siano collegabili tra loro, sia darne il giusto rilievo con periodiche comunicazioni (affissioni pubbliche in luoghi strategici con date, orari, luoghi…).In questo modo, l’amministrzione comunale avrebbe un ruolo di regia organizzativa con l’obbiettivo di valorizzare il più possibile tutte le iniziative che la città già offre.Questo mi sembra anche un buonissimo modo per fare “cultura” quotidiana, la più utile per noi cittadini.

di Flavia Franzoni (Pubblicato sul Blog di Repubblica Bologna: http://balzanelli.blogautore.repubblica.it)
Tre giorni alla settimana dalle 18 alle 20 al Giardino del Guasto si vedono giocare più di 50 bambini. Un gruppo coinvolto in giochi organizzati, altri che fanno tranquillamente il bagno nelle strane vasche disegnate dall´architetto Rino Filippini. E insieme ci sono mamme (nonne nel mio caso perché accompagnavo due nipotini) e volontari del quartiere che "badano" ai bambini e chiacchierano, vicino ad uno dei luoghi più difficili della città, Piazza Verdi. Un po´ di controllo del territorio, un po´ di cittadinanza attiva. Anche in altri luoghi a Bologna puoi incontrare questi "climi", nelle tante feste scolastiche di fine d´anno in cui si sperimenta il diverso modo di mangiare delle famiglie immigrate. Feste sempre arricchite da recite, cori e poster che raccontano di visite a musei, teatri, o giardini botanici, etc.) testimoni della ricca didattica in cui si sono impegnati tanti maestri ed educatori (e qualcuno pensa di poterne fare a meno!). Insomma nella nostra città, pur con tutti i suoi difetti, ci sono luoghi e momenti in cui si è un po´ più contenti. E osservando queste cose, mi vengono in mente tanti altri episodi, anche molto diversi. Sono capitata ad un concerto di clavicembalo organizzato nell´ambito del Festival di Santo Stefano, organizzato per raccogliere fondi necessari al restauro della basilica. Ad ascoltare un sorprendente e raffinato concerto di Bach tanti appassionati ed esperti, ma anche persone come me che si lasciano semplicemente coinvolgere dalla dolcezza dell´incontro tra la musica e l´ambiente. Sono stata poi presente per caso in Piazza Maggiore dove si proiettava "Tempi difficili", di Luigi Zampa, recentemente restaurato dalla Cineteca di Bologna. Un film bello, che ha catturato la gremitissima piazza per la sua attualità seppure girato nei primi anni del neorealismo (1948). E poi la sala Marco Biagi , piena di studenti delle scuole superiori per l´evento finale dei Laboratori di scrittura e video organizzati dal Teatro del Pratello quest´anno dedicati ai "Dialoghi sul pregiudizio" in cui hanno lavorato insieme i ragazzi ospiti dell´Istituto Penale Minorile e quelli delle scuole bolognesi. Bologna offre tante occasioni culturali in cui «si sta bene» perché le condividi con molti amici. Pensiamo all´Aula magna di Santa Lucia straripante di persone e di tanti ragazzi che ascoltano la lettura dei classici organizzata dal Dipartimento di latino. E tante altre iniziative distribuite nei nostri quartieri.
Ma ci sono altre immagini che danno senso alla città. Nei giorni scorsi per le strade di Bologna si avvistavano tanti gruppi di ragazzini (identificabili dai cappellini di riconoscimento) coinvolti nelle varie iniziative di «Estate ragazzi». Molte Parrocchie e tanti volontari offrono alle famiglie una occasione educativa, ma anche un aiuto per «tenere i bambini» nelle settimane difficili in cui le scuole sono chiuse e le famiglie non sono ancora in vacanza. E questo fa incontrare nelle sale e nei cortili parrocchiali bambini e famiglie diverse per reddito, cultura etnia. Un modo di autorganizzarsi della comunità. Naturalmente tutte queste iniziative affiancano e non sostituiscono il lavoro delle istituzioni pubbliche. E ce ne sono tante ancora (ho richiamato quelle che ho "incontrato" nelle ultime settimane). Non so se, rispetto ad altre città, abbiamo più o meno di queste iniziative. So però che quelle che abbiamo sono spesso di qualità, che i cittadini le sentono loro (e molte durano da anni) e che vanno meglio conosciute e valorizzate. Certo dobbiamo anche cancellare i graffiti, perché sono una distruzione del patrimonio di tutti. Alla mattina non vorremmo più trovare Piazza di Santo Stefano piena di bottiglie rotte e vorremmo che, ad una certa ora, si rispettasse il sonno dei residenti. Ma dobbiamo anche avere cura e tutelare le iniziative belle, ed essere riconoscenti ai tanti che se ne occupano. Questo per salvaguardare una particolarità di Bologna che è quella di saper «comporre» iniziative grandi e piccole. Molte di qualità, ma sicuramente tutte utili per costruire una comunità.
(Bologna,08 luglio 2009)
Tre giorni alla settimana dalle 18 alle 20 al Giardino del Guasto si vedono giocare più di 50 bambini. Un gruppo coinvolto in giochi organizzati, altri che fanno tranquillamente il bagno nelle strane vasche disegnate dall´architetto Rino Filippini. E insieme ci sono mamme (nonne nel mio caso perché accompagnavo due nipotini) e volontari del quartiere che "badano" ai bambini e chiacchierano, vicino ad uno dei luoghi più difficili della città, Piazza Verdi. Un po´ di controllo del territorio, un po´ di cittadinanza attiva. Anche in altri luoghi a Bologna puoi incontrare questi "climi", nelle tante feste scolastiche di fine d´anno in cui si sperimenta il diverso modo di mangiare delle famiglie immigrate. Feste sempre arricchite da recite, cori e poster che raccontano di visite a musei, teatri, o giardini botanici, etc.) testimoni della ricca didattica in cui si sono impegnati tanti maestri ed educatori (e qualcuno pensa di poterne fare a meno!). Insomma nella nostra città, pur con tutti i suoi difetti, ci sono luoghi e momenti in cui si è un po´ più contenti. E osservando queste cose, mi vengono in mente tanti altri episodi, anche molto diversi. Sono capitata ad un concerto di clavicembalo organizzato nell´ambito del Festival di Santo Stefano, organizzato per raccogliere fondi necessari al restauro della basilica. Ad ascoltare un sorprendente e raffinato concerto di Bach tanti appassionati ed esperti, ma anche persone come me che si lasciano semplicemente coinvolgere dalla dolcezza dell´incontro tra la musica e l´ambiente. Sono stata poi presente per caso in Piazza Maggiore dove si proiettava "Tempi difficili", di Luigi Zampa, recentemente restaurato dalla Cineteca di Bologna. Un film bello, che ha catturato la gremitissima piazza per la sua attualità seppure girato nei primi anni del neorealismo (1948). E poi la sala Marco Biagi , piena di studenti delle scuole superiori per l´evento finale dei Laboratori di scrittura e video organizzati dal Teatro del Pratello quest´anno dedicati ai "Dialoghi sul pregiudizio" in cui hanno lavorato insieme i ragazzi ospiti dell´Istituto Penale Minorile e quelli delle scuole bolognesi. Bologna offre tante occasioni culturali in cui «si sta bene» perché le condividi con molti amici. Pensiamo all´Aula magna di Santa Lucia straripante di persone e di tanti ragazzi che ascoltano la lettura dei classici organizzata dal Dipartimento di latino. E tante altre iniziative distribuite nei nostri quartieri.
Ma ci sono altre immagini che danno senso alla città. Nei giorni scorsi per le strade di Bologna si avvistavano tanti gruppi di ragazzini (identificabili dai cappellini di riconoscimento) coinvolti nelle varie iniziative di «Estate ragazzi». Molte Parrocchie e tanti volontari offrono alle famiglie una occasione educativa, ma anche un aiuto per «tenere i bambini» nelle settimane difficili in cui le scuole sono chiuse e le famiglie non sono ancora in vacanza. E questo fa incontrare nelle sale e nei cortili parrocchiali bambini e famiglie diverse per reddito, cultura etnia. Un modo di autorganizzarsi della comunità. Naturalmente tutte queste iniziative affiancano e non sostituiscono il lavoro delle istituzioni pubbliche. E ce ne sono tante ancora (ho richiamato quelle che ho "incontrato" nelle ultime settimane). Non so se, rispetto ad altre città, abbiamo più o meno di queste iniziative. So però che quelle che abbiamo sono spesso di qualità, che i cittadini le sentono loro (e molte durano da anni) e che vanno meglio conosciute e valorizzate. Certo dobbiamo anche cancellare i graffiti, perché sono una distruzione del patrimonio di tutti. Alla mattina non vorremmo più trovare Piazza di Santo Stefano piena di bottiglie rotte e vorremmo che, ad una certa ora, si rispettasse il sonno dei residenti. Ma dobbiamo anche avere cura e tutelare le iniziative belle, ed essere riconoscenti ai tanti che se ne occupano. Questo per salvaguardare una particolarità di Bologna che è quella di saper «comporre» iniziative grandi e piccole. Molte di qualità, ma sicuramente tutte utili per costruire una comunità.
(Bologna,08 luglio 2009)
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